Ti prego di prendere come una lettera aperta questa mail di oggi. Un insieme di pensieri e considerazioni che mi girano per la testa e che ho il piacere di condividere con te.
Marzo è il mese del consumatore consapevole e mi viene spontaneo chiedermi che cos’è che rende consapevole un consumatore.
Il movimento dei Makers che ha preso piede negli ultimi anni ha sicuramente contribuito ad aumentare il desiderio di conoscere di più sui prodotti che acquistiamo, la loro provenienza ed i loro costi.
Quando si parla di consumo etico l’attenzione del consumatore si concentra in parte, se non in gran parte, sul prezzo del prodotto. Personalmente ritengo che conoscere gli elementi che costituiscono il prezzo di un bene sia giusto ed è altresì doveroso da parte di un’azienda condividere tali informazioni.
Volendo valutare l’acquisto consapevole sulla base di prezzi e costi allora è necessario un cambio di prospettiva e di mentalità. Solo in questo modo potremo renderci conto che acquistare da marchi etici potrebbe essere conveniente per la maggioranza delle persone, basta tenere in considerazione il prezzo per usura.
Acquistando un top da H&M al prezzo di 8,00€, che si usura al terzo lavaggio, allora quel top sarà costato circa 2,60€ ogni utilizzo. Ho indossato il mio top Marta in seta almeno una cinquantina di volte nell’ultimo anno, con un prezzo al dettaglio di 78 euro risulta avere un prezzo di usura di almeno 1,56€ ed ha ancora molti anni davanti.
Ovviamente non è una regola sempre valida, ci sarà senz’altro quel capo comprato al centro commerciale che ha resistito alla prova del tempo, ma c’è anche un altro fattore da considerare: la durabilità estetica.
I prodotti di tendenza e fast fashion hanno una data di scadenza incorporata, che non ha nulla a che fare con la qualità. Se senti la pressione di sostituire quel top da 8,00€ con uno nuovo tre mesi dopo, allora il primo top che hai comprato perde ogni valore.
Bisognerebbe cambiare dunque prospettiva, considerando la frequenza d’acquisto ed interrogandosi sulla quantità di capi che deve avere un guardaroba di successo e da qui decidere quanto investire sugli stessi. Sono convinta che con questo cambio di prospettiva la moda etica potrebbe essere alla portata di quasi tutti.
Sono convinta che il consumatore abbia bisogno di fatti ed informazioni per poter giudicare il comportamento di un’azienda e decidere se continuare ad acquistare o meno da un dato Brand. Da parte mia voglio riuscire a costruire con voi un rapporto di fiducia, sfidando il rapporto che si crea tra azienda e consumatore. Voglio costruire un legame basato su convinzioni condivise e dimostrazioni di trasparenza.
E’ però al consumatore che spetta la scelta finale. D’altronde io posso dirti come agisco, come lavoro, come funziona la nostra macchina, ma sei tu che decidi se mettere la benzina. Nessuna azienda agisce unilateralmente, nessuna causa va avanti di sua iniziativa. Sei tu che decidi se fidarti o meno, se investire in un brand in cui credi oppure no. Per questo credo che la trasparenza e la condivisione siano punti importanti. Se tu ti sentirai libero di fare domande, di raccogliere informazioni e di riprenderci se credi che stiamo sbagliando, allora credo potremo parlare di consumo consapevole.
Essere informati sui costi sicuramente contribuisce ad essere consumatori consapevoli, ma mi chiedo: in che parte il prezzo è rilevante nell’esperienza d’acquisto?
Quando voglio passare una serata piacevole, o festeggiare un evento, prenoto insieme a mio marito un locale di medio livello assicurandomi che rifletta quello che indicativamente voglio spendere.
Una volta al ristorante però non cerco certamente di capire quanto è costato al grammo il taglio di carne che ho nel piatto o la quantità di tempo che il cuoco ha impiegato a cuocere gli asparagi.
Una volta che ho deciso quanto indicativamente ho intenzione di spendere, calcolerò il valore della cena in base alla qualità del cibo, all’atmosfera del locale e alla gentilezza del servizio.
Per quanto riguarda l’abbigliamento ritengo che il valore d’acquisto sia concepito diversamente. Ipotizzo che sia dovuto in seguito al declino dei prezzi nel mondo della moda. Essere meno disposti a spendere ci ha resi più attenti durante l’acquisto di prodotti etici.
Ritengo che grazie ad uno scambio continuo tra consumatore e produttore, si possa arrivare ad un consumo consapevole ed etico.
Ovviamente non abbiamo la pallottola d’argento, essere un’azienda inclusiva e trasparente è il nostro obbiettivo finale, scoprire come riuscirci è il nostro viaggio.
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